Clinica Veterinaria dello Stretto - Messina -

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La leishmaniosi è una malattia parassitaria, sostenuta da un protozoo  intracellulare appartenente al genere Leishmania,  trasmessa da un vettore, il flebotomo   (Phlebotomus perniciosu).

La malattia presenta una distribuzione geografica molto ampia riscontrandosi  prevalentemente nel  bacino del Mediterraneo, in alcune regioni dell’ Asia, del Centro America e in Sudamerica.

Il rischio per il cane di contrarre la leishmaniosi dipende dalle attività del soggetto e dal conseguente rischio di esposizione alle punture dei flebotomi infettati,  il sesso non sembra essere un fattore di rischio , tutte le razze sono sensibili anche se  alcune come il Boxer, il Cocker Spaniel, il Rottweiler ed il Pastore Tedesco sembrano esserlo maggiormente.

La risposta dei cani alla puntura del flebotomi infettato è variabile, molti soggetti non svilupperanno malattia clinica rimanendo infetti in modo asintomatico e fungendo da serbatoi, altri manifesteranno i sintomi tipici.

Tuttavia, anche i soggetti asintomatici potranno, sviluppare la malattia in forma clinica, a seguito di fattori capaci di deprimere il sistema immunitario  o per l’insorgere di malattie concomitanti.

La leishmaniosi canina è una malattia sistemica ad andamento sub-acuto/cronico. I segni clinici generalmente presenti in soggetti affetti sono:  lesioni cutanee, perdita di peso, modificazioni dell’appetito, onicogrifosi  (crescita esagerata delle unghie), linfoadenomegalia localizzata o generalizzata, lesioni oculari, epistassi, zoppia, disturbi enterici ed una serie di alterazioni emato-chimiche. La temperatura corporea in genere è normale, ma può presentarsi aumentata e lo stato di immunosoppressione può favorire l’insorgenza di infezioni concomitanti quali piodermiti, demodicosi e polmoniti.

La diagnosi della malattia non può basarsi solo sui segni clinici, ma necessita di specifici esami di laboratorio atti a ricercare la presenza nel circolo sanguigno di specifici anticorpi anti-Leishmania. Tra i vari test sierologici,  il test IFAT (immunofluorescence  antibody test) tecnica raccomandata dall’Istituto Superiore di Sanità,  rappresenta il “gold standard” nella diagnosi della leishmaniosi.

I farmaci impiegati attualmente per il trattamento della leishmaniosi canina, pur consentendo nella maggior parte dei casi un buon recupero clinico, non evitano, se non rarissimamente, la comparsa di ricadute a distanza variabile di  tempo, e comunque prima di intraprendere qualunque terapia è opportuno tenere in considerazione alcuni elementi quali: il grado di compromissione clinica dell’animale ammalato, il profilo ematologico, la funzionalità epato-renale ed il titolo anticorpale (IFAT).

Fino ad oggi, la prevenzione si è basata unicamente sull’utilizzo di prodotti topici ad azione repellente contro i flebotomi, che tuttavia non sono in grado di garantire una totale protezione.

Il nuovo vaccino CaniLeish®, sempre in associazione con i repellenti ad uso topico (esterno), pur non impedendo che il cane possa contrarre la leishmaniosi, aiuta il sistema immunitario a sviluppare un’adeguata risposta immunitaria.

Questo vaccino, potenzia la risposta immunitaria cellulo-mediata, riducendo del 97% la possibilità che il cane pur contraendo la malattia sviluppi i sintomi clinici.

L’orientamento della risposta immunitaria rappresenta il fattore decisivo che determina se un cane sarà resistente al parassita o se si osserverà l’evoluzione della leishmaniosi ( in forma acuta o cronica) con le relative lesioni.

L’inoculazione del parassita all’interno della cute provocherà una risposta infiammatoria locale; le prime cellule ad accorrere saranno rappresentate da  granulociti neutrofili ed eosinofili,  seguite dai macrofagi, i linfociti appariranno  tardivamente . Nei cani suscettibili , l’infezione si diffonderà  entro le prime ore dalla cute ai linfonodi, milza e midollo osseo, inducendo una risposta immune dominata dalla produzione anticorpale.

Diversamente negli animali resistenti il parassita rimarrà a livello cutaneo o raggiungerà i linfonodi regionali.

Quando un macrofago ingloba un patogeno, presenta l’ Ag (antigene) proveniente da quest’ultimo ai linfociti T helper (Th0) che vengono stimolati a differenziarsi in Th1 e Th2. I primi svolgono una risposta immunitaria prevalentemente cellulo-mediata,  mentre i Th2 svolgono una risposta immunitaria prevalentemente umorale.

La resistenza alla leishmaniosi canina è associata ad una forte immunità cellulo-mediata di tipo Th1.

La progressione della malattia è associata ad una marcata risposta umorale (Th2).

Questa impropria risposta immunitaria, con produzione di quantità eccessive di  anticorpi  contribuisce allo sviluppo della forma clinica.

Il primario requisito di un vaccino contro la leishmaniosi canina è quello di indurre una solida e specifica immunità cellulo-mediata, appropriata per un patogeno  intracellulare, minimizzando il numero di cani che progrediscono ad uno stato sintomatico della malattia in cui la vita dell’animale è in pericolo e si rende necessario un trattamento.

Il programma vaccinale è eseguibile solo nei soggetti risultati negativi ai test sierologici, consta di tre somministrazioni a distanza di tre settimane, da richiamare annualmente in un'unica somministrazione.

Sono vaccinabili tutti i cani a partire da 6 mesi di età per fornire una significativa riduzione del rischio di infezione attiva da Leishmania infantum.

Poiché l’insorgenza dell’immunità sarà completa solo dopo dieci settimane dalla prima inoculazione di Canileish è importante evitare il contatto con flebotomi infetti almeno in questo intero periodo.    


Ultima modifica Giovedì 10 Maggio 2012 15:41

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